Il movimento Chipko, nato negli anni ’70 nell’India settentrionale, è conosciuto per il suo approccio non violento alla protezione dell’ambiente, in particolare delle foreste himalayane. Il termine Chipko, che in hindi significa “abbracciare”, si riferisce al gesto simbolico delle donne che circondavano e abbracciavano gli alberi per impedire la loro abbattimento da parte delle aziende di disboscamento. Questo movimento è uno dei primi esempi di ambientalismo comunitario, caratterizzato da un forte protagonismo femminile che lo ha reso un punto di riferimento per i movimenti ecologisti e femministi globali.

Origini e contesto del movimento

Il movimento Chipko ebbe origine nello stato dell’Uttarakhand, allora parte dell’Uttar Pradesh, nel villaggio di Reni nel 1974. Questo contesto montano è caratterizzato da fitte foreste, la cui biodiversità è da secoli una fonte essenziale per le comunità locali. La deforestazione massiccia minacciava però le risorse idriche e il fragile ecosistema della regione, causando erosione del suolo, frane e una riduzione della fertilità agricola. Per le donne di queste comunità, che erano responsabili della raccolta della legna, dell’acqua e del cibo, la distruzione delle foreste rappresentava una minaccia diretta alla loro sopravvivenza e al loro stile di vita.

Queste condizioni portano le comunità locali a mobilitarsi per proteggere le foreste, dando origine al movimento Chipko. Sebbene i conflitti per la gestione forestale fossero già emersi negli anni ’30, fu negli anni ’70, sotto la guida di Chandi Prasad Bhatt e Sunderlal Bahuguna, che le pratiche di resistenza attiva si consolidarono. Tuttavia, il movimento divenne noto soprattutto per l’azione delle donne, che si trovarono in prima linea nella difesa della loro terra e delle loro risorse.

Il ruolo delle donne nel movimento

Le donne del movimento Chipko, guidate da figure come Gaura Devi, furono protagoniste indiscusse delle manifestazioni di protesta. La loro partecipazione era motivata dalla consapevolezza che la deforestazione non minacciava solo l’ecosistema, ma anche la loro sicurezza alimentare, l’accesso all’acqua e la sussistenza delle loro famiglie. Nel 1974, quando un gruppo di taglialegna arrivò a Reni per abbattere alberi su ordine del governo, Gaura Devi e altre donne del villaggio reagirono istintivamente, formando una catena umana attorno agli alberi. Questa azione non violenta ispirò proteste simili in tutto l’Uttarakhand e poi in altre regioni dell’India.

L’attivismo delle donne del movimento Chipko aveva una dimensione ecologica e una dimensione sociale. Le loro azioni erano orientate a preservare la biodiversità e le risorse naturali, ma anche a sfidare le strutture di potere patriarcali e le politiche governative che consideravano le foreste come risorse da sfruttare a vantaggio dell’industria. Per le donne Chipko, la protezione della foresta era profondamente interconnessa con la protezione della loro comunità e dei valori di sussistenza.

Impatti e retaggio del movimento

Il movimento Chipko rappresentò una vittoria per le comunità rurali dell’Uttarakhand e ispirò numerose campagne di conservazione forestale in tutta l’India. L’impatto fu significativo: nel 1980, il governo indiano impose una moratoria sul disboscamento nelle regioni himalayane, riconoscendo la necessità di proteggere le risorse naturali per il benessere delle comunità locali. L’efficacia delle pratiche non violente adottate dalle donne Chipko si estese ben oltre i confini dell’India, influenzando movimenti ecologisti in tutto il mondo e mettendo in evidenza la connessione tra giustizia ambientale e giustizia sociale.

Il movimento Chipko ha contribuito a sviluppare una coscienza ecologista in cui la protezione della natura non è solo una questione di conservazione ambientale, ma anche di equità sociale e di diritto delle comunità locali a gestire le proprie risorse. L’eredità delle donne Chipko vive oggi nei movimenti di ecofemminismo, che riconoscono il ruolo centrale delle donne nella gestione e nella difesa dell’ambiente. La loro esperienza dimostra come le questioni ambientali siano strettamente intrecciate con le lotte per l’equità e i diritti delle comunità marginalizzate.

Le donne del movimento Chipko sono diventate un simbolo di resistenza non violenta e di difesa dell’ambiente, ricordando al mondo che la protezione delle risorse naturali è essenziale per la sopravvivenza delle comunità locali. Attraverso le loro azioni, hanno ispirato generazioni di attivisti ecologisti e sociali, sottolineando il ruolo delle donne come custodi della terra e pioniere del cambiamento.

Fonti

  1. Shiva, Vandana. Staying Alive: Women, Ecology, and Development. Zed Books, 1988.
  2. Guha, Ramachandra. The Unquiet Woods: Ecological Change and Peasant Resistance in the Himalaya. University of California Press, 2000.
  3. Jain, Shobita. “Women and People’s Ecological Movement: A Case Study of Women’s Role in the Chipko Movement in Uttar Pradesh.” Economic and Political Weekly, vol. 19, no. 41, 1984, pp. 1788-1794.

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